Una nuova varietà di clementine?

Dall’autunno fino all’inizio della primavera, nei banchi dei mercati è possibile trovare una grande quantità di clementine. Tutti sappiamo che si tratta di un frutto che associa un gusto aromatico a una notevole serie di benefici per l’organismo.

Infatti, questo frutto così simile al mandarino, ma dal quale si distingue per non avere semi al suo interno e per una buccia più sottile e aderente alla polpa, è ottimo per rinforzare il sistema immunitario, perché contiene molta vitamina C, essenziale durante i mesi più freddi per contrastare influenza e raffreddore.

Probabilmente, nel prossimo futuro sarà possibile portare sulle nostre tavole una nuova varietà di clementine, attualmente in fase di sperimentazione, la cui raccolta è prevista nei mesi di gennaio e febbraio.

Scopriamo allora di cosa si tratta e il suo impatto sul comparto, dando prima uno sguardo al settore della produzione di clementine in Italia.

Il calo della produzione di clementine

Il nostro Paese è storicamente il primo produttore europeo di clementine, al pari della Spagna. Tuttavia, negli ultimi cinque anni si sta assistendo a una diminuzione della produzione di questo frutto, ibrido tra mandarino e arancia amara. Come certificato dall’ISMEA, si è arrivati alle 500mila tonnellate di clementine coltivate, con un calo che si attesta all’11,4%. 

Ad aggravare la crisi concorre anche l’aumento delle temperature medie annuali. Le torridi estati, spesso caratterizzate da periodi di siccità a cui seguono episodi di violente precipitazioni, stanno mettendo in crisi il comparto agricolo. Il problema è aggravato dal fatto che il clima muta rapidamente ogni anno, imponendo agli agricoltori di adeguarsi per sopperire alle richieste del mercato.

Chi produce clementine lamenta infatti un deterioramento della frutta sempre più deciso, direttamente sulle piante, e le aziende agricole hanno difficoltà nel presentare prodotti di alta qualità. Ciò comporta una progressiva riduzione del periodo di raccolta, che è passato da circa tre mesi (da novembre a gennaio) a sole sei o sette settimane. Un drastico ridimensionamento che colpisce duramente i produttori italiani.

Allo scenario già pieno di difficoltà che abbiamo presentato bisogna aggiungere che le aziende agricole nostrane stanno subendo la forte competitività di quelle di altri Paesi mediterranei, in particolare Spagna, Marocco ed Egitto, in cui la ricerca ha fatto grandi passi in avanti. Sono state infatti create nuove varietà, con caratteristiche che hanno permesso di allungare il periodo di commercializzazione. In particolare, in Spagna è possibile acquistare le clementine per cinque mesi, da novembre a marzo.

Il nostro Paese è gravemente in difficoltà in quella che era una delle produzioni di maggior successo. Un trend che ci ha portato a importare clementine per soddisfare la richiesta interna.

Clementine, verso una maggiore competitività

Sono questi i motivi che hanno portato all’avvio della sperimentazione di una nuova varietà, in grado di allungare la produzione anche durante i mesi invernali, quando le clementine che vengono vendute provengono principalmente dalla Spagna e dal Nord Africa.

La nuova varietà è molto simile a quella comune, ma ciò che la distinguerà sarà una stagionalità più lunga rispetto a quella classica: la sua produzione si protrarrà dai mesi di novembre-dicembre fino a gennaio e addirittura febbraio. È evidente che si tratta di una novità importante, che permetterà di prolungare non solo il periodo di produzione, ma anche quello di vendita, riuscendo in questo modo a essere competitivi rispetto ad altri Paesi che, come visto, ci avevano superato su questo fronte.

Inoltre, la raccolta della nuova varietà avverrà in un periodo che rimane ora scoperto, tra la fine delle clementine classiche e l’arrivo dei cosiddetti mandarini “tardivi”, come per esempio il Tango, Nadorcott e Orri, che prevedono una maturazione successiva.

Per i prossimi mesi sono già state definite le prime piantumazioni: di certo ci vorrà del tempo per far sì che si possa vederle finalmente affacciarsi sulle nostre tavole. Queste prime piantumazioni interesseranno un’area di circa 15 o 20 ettari, per poi passare in tre anni ad aumentare notevolmente le aree dedicate alla coltivazione di questa nuova varietà. Il piano previsto dall’Organizzazione Produttori prevede di arrivare fino a circa 250 ettari, senza però scendere sotto i 50 ettari di terreno coltivato. Saranno interessate diverse zone del Sud Italia, dalla Campania alla Puglia, dalla Basilicata alla Calabria, con investimenti ingenti.

La nuova clementina Sanzo (o Perrina)

Circa una decina di anni fa, l’agronomo Francesco Perri selezionò una nuova varietà di clementina, che, ricalcando il suo cognome, fu chiamata Perrina. È possibile però averla sentita nominare diversamente, come Sanzo, dal nome della contrada vicino a Corigliano Calabro (provincia di Cosenza), in cui Perri portò avanti la sperimentazione.

La nuova clementina Perrina o Sanzo è una selezione clonale, che si ottiene cioè da una mutazione del comportamento del clementino comune, sia a livello di produzione che di qualità. I test sono stati effettuati dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di Acireale. Grazie alla collaborazione con i ricercatori del Crea sono nati centinaia di ibridi, sui quali si stanno ancora portando avanti delle verifiche.

La varietà è stata registrata presso il Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto e dei portinnesti con il nome di Clementine Sanzo, ma si sta portando avanti anche quella di un brevetto europeo presso il Community plant variety office, con il nome in questo caso di Clementine Perrina.

La clementina Perrina o Sanzo avrà caratteristiche che la differenzieranno da quella comune. Innanzitutto, avrà un “calibro” medio, ossia una grandezza che supererà notevolmente quella classica. A livello di gusto non dovrebbe cambiare molto, e la nuova varietà dovrebbe ricalcare il sapore che tutti noi conosciamo. Rispetto però a un’altra clementina tardiva, la Hermandina, che viene prodotta in Spagna ed esportata in Italia (pur essendoci coltivazioni di questa varietà iberica anche nel nostro territorio), la Perrina sarà superiore a livello di gusto.

Sarà quindi una produzione nostrana, nata dalla ricerca nel settore agricolo, che avrà notevole impatto positivo a livello economico e di competitività internazionale in questo campo, ma che nulla toglierà, anzi, al sapore della clementina nostrana. La Perrina è il simbolo di come la ricerca applicata all’agricoltura possa diventare un’ottima soluzione a crisi che sembrano invece insormontabili con i metodi tradizionali.

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