Talvolta considerato verdura, in altre occasioni un frutto e in altre ancora un ortaggio, quel che è certo è l’importanza del pomodoro nelle diete mediterranee e l’onnipresenza nelle nostre abitudini alimentari.
In estate, soprattutto, il pomodoro nelle sue infinite tipologie non può mai mancare nelle tavole degli italiani. Ed è proprio l’altissimo numero delle varietà presenti a rendere popolare il pomodoro seppur risulti impossibile elencare tutti i tipi esistenti date le decine di migliaia di specie che si possono avere in natura.
In questo approfondimento andremo a vedere quali e quanti criteri di classificazione si possono utilizzare anche se non ne esiste uno in grado di categorizzare in modo netto ed esaustivo tutte le tipologie; e, soprattutto, quali sono i pomodori più diffusi in Italia.
La diffusione del pomodoro: storia e numeri
Il pomodoro è il frutto più usato nella cucina italiana con un aumento soprattutto nelle stagioni più calde: i suoi utilizzi sono molteplici.
E dire che la storia era cominciata da molto lontano; bisogna risalire fino a quando venne apostrofato come “mala aurea” da Pietro Andrea Mattioli, colui che scoprì per primo questo prodotto nel 1544, nel suo Medici Senensis Commentarii. Tale denominazione fu dovuta al colore dorato che assume il pomodoro nello stato immediatamente precedente all’ultima fase di maturazione (tradotta in italiano dallo stesso Mattioli in “pomo d’oro”).
La prima testimonianza, però, sarebbe di quattro anni prima, del condottiero spagnolo Hernàn Cortès che ne portò alcuni esemplari in patria di ritorno da una spedizione coloniale.
L’Italia è il principale produttore europeo insieme a Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Francia: nel nostro paese, per quanto concerne solo quelli da mensa, si coltivano circa 7500 ettari di pomodori in serra e 17 mila in pieno campo. La produzione italiana rappresenta il 13% dell’intera filiera mondiale e la metà di quella in Europa.
I criteri per la suddivisione dei pomodori in categorie
Per racchiudere le varie tipologie dei pomodori in categorie vengono adottati diversi criteri anche se non ce n’è uno che riesce a suddividere in modo netto tutte le sue varietà. Solitamente i vari tipi di pomodoro vengono raggruppati in tre macrocategorie per una questione di semplicità: i pomodorini a grappolo, i pomodori insalatari e i pomodori da salsa. I primi vengono usati in particolare come elemento di arricchimento delle insalate o come un gustoso contorno; sono molto pratici per la coltivazione nell’orto domestico grazie alla possibilità di essere coltivati durante tutti i periodi dell’anno. I pomodori insalatari sono i migliori con i quali condire le insalate e i più buoni durante la stagione estiva. Tra i pomodori da salsa spicca soprattutto il San Marzano, il più noto tra quelli appartenenti a questa tipologia.
I pomodori vengono categorizzati anche in base alla forma: alcuni si presentano in forma allungata, altri sono tondi, a pera o costoluti. Anche in questo caso, però, è complicato comprendere tutti i sottoinsiemi che non rientrano esclusivamente in una determinata categoria. Ovviamente un altro criterio tenuto in considerazione è il colore – rossi, gialli, verdi o addirittura neri – che però non rende per nulla facile una catalogazione.
Le tipologie più note in Italia
Classificare le tipologie di pomodoro, come detto, non è affatto facile data la moltitudine di varietà presenti. Tuttavia, si può decidere di categorizzare i tipi di pomodoro più diffusi in Italia restringendo così il campo: secondo questo metodo possiamo andare ad individuare 15 forme di pomodoro italiane o che comunque presentano la loro parte migliore nel nostro paese.
Ecco quali sono:
- Pomodoro San Marzano
- Datterino
- Ciliegino
- Piennolo del Vesuvio
- Costoluto
- Pomodoro a grappolo
- Cuore di bue
- Regina di Torre Canne
- Canestrino di Lucca
- Giallorosso di Crispiano
- Fiaschetto di Torre Guaceto
- Pomodoro di Belmonte
- Camone di Sardegna
- Pomodoro sannita
- Pomodorino di Manduria
Pomodoro San Marzano: non si può non partire dal pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop, sicuramente il più famoso in Italia e nel mondo tanto da essere il più richiesto. Il San Marzano – coltivato nelle terre tra Napoli, Salerno e Avellino – è immancabile nella pizza e nel ragù; la sua principale caratteristica è che non necessita di sale o conservanti durante la cottura di 13 minuti in barattolo.
Datterino: uno dei pomodori più gustosi, ricco di zuccheri. Adatto per la preparazione di un sugo di pomodoro, è l’ideale per le salse e soprattutto per le classiche bruschette grazie al suo sapore unico.
Ciliegino: simile al datterino, è di forma piccola e sferica. Grazie alla loro succosità e al gusto molto saporito diventano l’ingrediente adatto, tra gli altri, per una pasta con pomodorini freschi o per melanzane e pomodorini al forno. Il più famoso dei ciliegini è certamente il pomodoro di Pachino IGP, coltivato nella costa orientale siciliana. Contrariamente a quanto si possa pensare, però, il ciliegino non è una tipologia con origini italiane: venne, infatti, introdotto negli anni Ottanta da una multinazionale israeliana in Sicilia e, come si può notare, la scelta ha avuto un ottimo successo.
Piennolo del Vesuvio: di colore rosso acceso come la lava del vulcano dove viene coltivato e da cui prende il nome, viene lavorato con la tecnica del “pendolo”: questi piccoli pomodori vengono legati insieme da un filo di canapa a cerchio e vengono raccolti esclusivamente in estate.
Pomodoro a grappolo: un tipo di pomodoro che è tra i più facili da trovare nei banchi dell’ortofrutta poiché è adatto a ogni periodo dell’anno. Si può usare su qualunque piatto, che sia pizza, bruschetta, insalata, ragù o mangiato tal quale.
Costoluto: di grandi dimensioni e di superficie ondulata e regolare, regala una piacevole sensazione per via del suo profumo. Il più famoso è il costoluto fiorentino con cui si può realizzare un’ottima pappa al pomodoro.
Cuore di bue: un pomodoro il cui peso è mediamente di 300 grammi ma può arrivare a pesarne fino a 900. Ottimo sulle insalate, sulle bruschette e come condimento, contiene un’ingente quantità di polpa carnosa e molto saporita al suo interno.
Regina di Torre Canne: pomodoro che prende il nome dalla coroncina formata dal peduncolo. Tondo e dalla buccia spessa, spesso è conservato nella ramasola (variante pugliese del piennolo napoletano). Ideale per la preparazione di pomodorini secchi sott’olio.
Canestrino di Lucca: prende il suo nome dalla forma imperfetta “a canestro”. Tipica è la sua punta di colore verde che persiste anche nell’ultima fase di maturazione. Da mangiare a crudo o da riempire con piatti unici come il tipico pasto estivo di riso e patate.
Giallorosso di Crispiano: pomodoro che ha origine nella provincia di Taranto, di colore giallo aranciato. Presenta una buccia spessa e un sapore erbaceo. Adatto per una merenda con pane e pomodoro, ma può essere usato anche con le mozzarelle per una buona caprese.
Fiaschetto di Torre Guaceto: sempre in Puglia viene coltivato questo pomodoro dalle piccole dimensioni e dalla forma ovale. Dolce e succoso, il suo uso più comune è per la passata.
Pomodoro di Belmonte: decisamente più grande è il pomodoro di Belmonte, coltivato in Calabria, dalla forma di un grosso cuore di bue. Talmente grande che ci si può fare un pasto intero, specie se farcito. È chiamato anche “carne dei poveri”.
Camone di Sardegna: ottimo per piatti freddi, è tondo, liscio e con striature verdi. Presenta una polpa soda e croccante che rende il suo sapore una via di mezzo tra dolce, acido e salato. Viene coltivato anche in Piemonte e Sicilia.
Pomodoro sannita: il Verneteca Sannita viene coltivato sulle pendici del Vesuvio. Ciliegino gustosissimo dalla buccia dorata e la polpa rosa, le caratteristiche si mantengono inalterate fino all’inverno: da qui il nome “pomodoro vernino”.
Pomodorino di Manduria: di forma ovale, di colore rosso vivo e con una leggera punta finale. Viene coltivato a regime biologico da alcuni produttori locali. Consigliato soprattutto crudo nell’insalata.