Condividendo l’importanza di sostenere la salvaguardia dell’ambiente, della salute e della sicurezza alimentare, nel tempo l’Unione Europea ha individuato una serie di strategie destinate ad aumentare nella cittadinanza la percezione del concetto di politica di qualità alimentare. In tale prospettiva, l’Unione promuove specifici standard di qualità alimentare mediante una serie di azioni destinate alla tutela dei produttori e dei consumatori, nonché alla valorizzazione delle peculiarità di prodotti tipici di alcune aree geografiche.
Le indicazioni geografiche: come orientarsi tra i marchi dei prodotti
A ciascuno di noi è capitato di trovarsi di fronte a prodotti connotati da caratteristiche fortemente legate al territorio in cui le materie prime che lo costituiscono nascono e trovano le condizioni ideali per prosperare.
A questa esperienza deve essere certamente associato il valore aggiunto legato alle tradizioni alimentari radicate nel tempo. Dimostrando l’intenzione di tutelare il grande tesoro che deriva dalle abitudini e dalle conoscenze della miriade di realtà locali, l’Unione Europea ha intensificato le azioni volte a proteggere specifici prodotti, le conoscenze impiegate nella loro produzione e le peculiarità legate alla loro origine geografica.
Inevitabilmente, la protezione delle suddette specificità comporta l’instaurazione di un quadro di regole che ha importanti riverberi nella ricerca della qualità alimentare e, in tale ottica, possono essere valutati gli interventi introdotti a favore degli Stati Membri.
Pertanto l’UE, per mezzo dei Regolamenti e attraverso le autorità nazionali competenti, mette in campo schemi di qualità finalizzati a prevenire e impedire l’uso improprio di prodotti riconoscibili, con un occhio rivolto alla difesa dei produttori.
Tra le proposte normative portate avanti dalla Commissione, spiccano quelle mirate alla costruzione di un sistema alimentare sostenibile comunitario volto a tutelare il benessere dei cittadini e del territorio attraverso i seguenti strumenti:
- la costruzione di una filiera alimentare funzionale per i consumatori, i produttori, il clima e l’ambiente;
- la promozione al consumo alimentare sostenibile;
- la riduzione di sprechi alimentari;
- pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione;
- risorse destinate a favorire la transizione, la ricerca e l’innovazione.
L’UE ha messo inoltre in atto tutta una serie di competenze e servizi di consulenza destinati a tutti gli operatori della filiera alimentare, con lo scopo di ampliare le opportunità per le loro attività, soprattutto per attutire gli effetti emersi con l’insorgere della pandemia.
Pertanto, la legislazione vigente ha l’intento di delineare i modi d’uso dei loghi associati a ciascun regime di qualità, chiarendone gli ambiti di applicazione.
L’importanza delle etichette
Di quali strumenti dispone il consumatore per essere accompagnato in un percorso destinato ad aumentare la sua consapevolezza nella scelta qualitativa di un prodotto agro-alimentare?
Non è certo da sottovalutare la scelta di corredare gli alimenti di un’etichetta dettagliata e caratterizzata dall’apposizione di un marchio fortemente riconoscibile, che sappia comunicare la certezza della provenienza e dell’affidabilità della filiera di produzione.
In questo ambito entrano in gioco acronimi che fanno ormai parte del lessico popolare quali, principalmente, la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e l’Indicazione Geografica Protetta (IGP).
Di fronte a un alimento registrato a marchio DOP, il consumatore sa che i processi di produzione, la lavorazione e la preparazione sono avvenuti nel contesto di un territorio altamente riconoscibile, e che le materie prime impiegate provengono unicamente da tale area geografica. I nomi dei prodotti registrati come DOP, del resto, sono un solido manifesto dei luoghi cui sono legati.
Il marchio IGP nasce con l’idea di sottolineare in modo meno stringente il legame tra lo specifico territorio e il prodotto finale, pur riconoscendogli le caratteristiche attribuibili alla provenienza geografica. In virtù del marchio IGP, i prodotti alimentari, agricoli e vinicoli presentano parte delle attività di produzione in altri contesti territoriali. Se i prodotti in questione sono vini aromatizzati o bevande spiritose, il marchio introdotto dall’UE per proteggerli assume la denominazione di Indicazione Geografica (IG).
A questi marchi si affiancano altre soluzioni ideate per definire ulteriormente tipicità territoriali, tra le quali spicca la Specificità Tradizionale Garantita (STG), non legata necessariamente a una determinata regione bensì a peculiari sistemi di produzione. Il senso ultimo insito in questo tipo di certificazione è quello di proteggere il prodotto da contraffazioni o usi impropri. Ad esempio, una bevanda protetta da marchio STG può essere prodotta in aree diverse, ma devono essere rispettati in senso assoluto i canoni di produzione originari.
Con l’obiettivo di regolamentare diritti e doveri degli imprenditori nel settore agro-alimentare che intendono commercializzare prodotti biologici, in quanto associabili a standard di qualità precedentemente dettati in ambito comunitario, gli stessi devono rispettare stringenti ed elevati regimi qualitativi.
In tal senso, il sistema agricolo dovrà ispirarsi a concetti di sostenibilità ambientale consistenti sia nel divieto di impiegare pesticidi sia nel mantenimento della biodiversità. Solo così potrà essere assegnata la Certificazione biologica UE a prodotti agricoli e vinicoli nonché, soprattutto, a commercianti e agricoltori. Questi ultimi possono beneficiare del sostegno finanziario erogato dall’Unione per incentivare, al contempo, la conversione all’agricoltura biologica e il mantenimento di tale status.
Le sfide future dell’Unione: verso un futuro sostenibile
Nell’ottica di far compiere un salto evolutivo alla questione dei sistemi di qualità alimentare, dobbiamo ricordare il progetto Strength2Food, piano presente all’interno del programma Horizon 2020. L’iniziativa ha assunto particolare importanza grazie ai risultati dell’analisi messa in campo per far comprendere l’impatto degli schemi di qualità alimentare promossi dalla governance europea.
L’indagine, risultato del contributo fornito da 15 partner accademici sia in ambito europeo sia extraeuropeo, ha permesso di individuare i tre principi fondamentali correlati alla produzione di Food Quality System, ovvero la macro-categoria nella quale possono essere ricompresi i prodotti biologici e quelli con etichetta di indicazione geografica DOP e IGP. Tra questi, la conservazione del patrimonio culturale, gli aspetti socioeconomici e la tutela delle risorse naturali nel rispetto della biodiversità e dell’ecosistema.
L’esame di tali elementi ha condotto allo sviluppo della Strategic Guide on Sustainable Food Quality Schemes: una guida pensata come utile riferimento per cittadini e professionisti del settore che vogliono sviluppare una più consapevole conoscenza della relazione tra beni comuni, sostenibilità e Food Quality System.
Le valutazioni finali della suddetta ricerca – volta inoltre al potenziamento delle politiche sull’alimentazione sostenibile – dimostrano l’impatto positivo derivante dal corretto uso degli schemi di qualità alimentare imposti dall’Unione e dagli effetti originati sul piano della sostenibilità dei sistemi alimentari di qualità e sui protocolli di produzione e consumo.
Sulla base della relativa scarsa conoscenza dimostrata dai consumatori europei in merito al corretto significato delle etichette, una delle sfide del futuro è sicuramente questa: incentivare la consapevolezza della corretta interpretazione delle informazioni sulle indicazioni geografiche comunicate.