La pasta è probabilmente l’alimento più peculiare della tradizione gastronomica italiana, con radici che affondano nel passato.
Le varietà di tipi di pasta sono veramente infinite, e numerosi sono anche i grani da cui vengono prodotte.
Soprattutto a partire dal periodo della pandemia da Covid 2020, abbiamo iniziato a riscoprire tutta una serie di grani “antichi”, come il Timilia, il Saragolla, e il Grano Senatore Cappelli. Nell’articolo di oggi ci soffermeremo proprio su quest’ultima varietà, ripercorrendo la sua storia e scoprendone insieme le caratteristiche.
Grano Senatore Cappelli: una storia di famiglia
Il Grano Senatore Cappelli prende il nome proprio dall’omonima famiglia, che durante la sua storia si occupò di agricoltura, soprattutto a partire dalla fine del 1866. Per ricostruire l’origine del Grano Senatore Cappelli bisogna quindi fare un bel salto nel passato, tornando indietro al periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Fu infatti nel 1907 che il deputato dell’allora Regno d’Italia Raffaele Cappelli acconsentì di seminare sperimentalmente questa varietà di grano nei campi di proprietà in Puglia, più precisamente nella zona del foggiano. Il deputato aveva da sempre dimostrato interesse per l’agricoltura, e aveva seguito le iniziative di Nazareno Stampelli, agronomo nato nel maceratese, che aveva poi affinato i suoi studi nella facoltà di agraria di Pisa.
Agli inizi del Novecento, Stampelli aveva iniziato i suoi esperimenti in fatto di ibridazione delle specie di frumento, partendo prima con un incrocio tra il “Rieti” e il “Noè”, con il risultato finale di una pianta che dimostrava maggiore resistenza alle malattie dell’epoca. L’obiettivo di Stampelli era proprio questo: rendere le culture dei cereali molto più forti, così da ottimizzare le produzioni agricole, con maggiori rese e maggiori ricavi.
L’opera di Stampelli non si fermò qui. Nel 1905 diede vita all’Associazione degli Agricoltori, e nel 1919 fondò l’Istituto Nazionale di gentica per la Cerealicoltura. Qualche anno dopo, nel 1926, istituì l’Associazione “Riproduttore Sementi di Reti”, con l’obiettivo di migliorare la distribuzione nel territorio.
Come detto, l’attività di Strampelli destò l’interesse di Raffale Cappelli. Ma chi era? Raffaele Cappelli era un marchese, nato vicino all’Aquila nel 1848, che, dopo gli studi in giurisprudenza, iniziò una fortunata carriera diplomatica, che lo portò a rappresentare il Regno d’Italia in qualità di ambasciatore in Austria e in Inghilterra, nonché in Germania, in qualità di segretario dell’Ambasciata di Berlino.
Fu anche nominato Segretario Generale del Ministero degli Esteri, carica che ricoprì per un paio di anni. Deputato per più di trent’anni (anche vicepresidente della Camera per varie volte), dal 1878 al 1919, fu infine nominato senatore del Regno d’Italia, una carica molto prestigiosa. Durante la sua lunga carriera politica, il marchese Raffaele Cappelli mostrò un forte interesse per il mondo dell’agricoltura, risultando come uno dei principali protagonisti della riforma agraria dei primi anni del XX secolo, e occupando la carica di presidente della Società degli Agricoltori italiani.
Fu lui, insieme al fratello Antonio, anch’egli politico e agronomo, a far sì che nascesse il frumento che prese il nome della sua famiglia.
Un successo centenario
Non c’è quindi da stupirsi se il senatore conosceva l’opera di Strampelli, il quale, nei campi di proprietà della famiglia Cappelli, cominciò a creare una varietà di grano autunnale, capace di adattarsi a luogo e clima, e ottima per la pastificazione. Era nato quello che nel 1915 prese il nome di Grano Senatore Cappelli.
Questa nuova varietà di grano duro presentava alcune caratteristiche considerate negative: l’altezza (circa un metro e mezzo), tardivo, predisposto alle ruggini e all’allettamento (che solitamente rende difficoltosa la raccolta del prodotto).
Tuttavia, le sue qualità positive (tra cui la semola di altissimo livello) ne determinarono il largo successo in tutta la Penisola. La coltivazione del Grano Senatore Cappelli aumentò non di poco le rese medie di frumento in Italia: in circa vent’anni anni, dal 1920 alla fine del decennio successivo, si passò da 0,9 tonnellate per ettaro, a 1,2.
Passato il periodo bellico, la diffusione del Grano Senatore Cappelli continuò, tanto che negli anni ’50 si stima che il 60% della superficie italiana a grano duro era coltivata a questo tipo di grano. Il successo del Cappelli lo portò a essere introdotto in altre zone del Mediterraneo. Un dato secondo noi fa capire ancora di più l’importanza e l’impatto di questo frumento: dagli inizi del Novecento fino agli anni Sessanta, il Grano Senatore Cappelli è stato fondamentale per migliorare geneticamente il frumento duro, e infatti quasi tutte le varietà di grano coltivate in Italia, e anche nel resto del mondo.
Attualmente, coltivazioni di Grano Senatore Cappelli si ritrovano in particolare nell’Italia meridionale, in Abruzzo, Molise, nella zona dell’ascolano, in Basilicata, Calabria, Puglia, e in quella insulare, in Sicilia e in Sardegna.
Anche se negli ultimi decenni il Grano Senatore Cappelli è andato incontro a un declino rispetto ai fasti di un tempo, il suo nome è ancora oggi sinonimo di altissima qualità.
Con il Grano Senatore Cappelli viene oggi prodotta soprattutto pasta di ottimo livello, ma anche pane e pizza biologici, un settore di nicchia del mercato che però sta registrando degli sviluppi interessanti.
Una storia quindi lunga più di un secolo, portata avanti nel segno della tradizione e dell’innovazione, come deve accadere per riuscire a perpetuare il successo di un prodotto nel mercato attuale.
Grano Senatore Cappelli: tra sapore unico e uno sguardo alla salute
Il Grano Senatore Cappelli è quindi una varietà di grande pregio. Ma quali sono le sue caratteristiche e peculiarità?
Partiamo col dire che il Grano Senatore Cappelli è un frumento duro e aristato, ossia in cui sono presenti le ariste, quei filamenti che si possono vedere nelle graminacee.
Da questo tipo di frumento si ottiene una farina macinata a tutto corpo, ossia tramite una procedura tradizionale: i chicchi del grano vengono posti tra due pietre di grandi dimensioni, e schiacciati quindi “a tutto corpo” (cioè interamente), in modo tale da ottenere delle farine saporite e con un gusto unico. Il Grano Senatore Cappelli ha inoltre una caratteristica che lo rende davvero una rarità: è l’unico grano tradizionale certificato.
Questo dipende dalla possibilità degli agricoltori di richiedere alla Sis (società italiana sementi) il seme in purezza, che assicura il mantenimento di tutte le peculiarità intrinseche del grano duro, senza alterazioni, partendo dalla stessa struttura del glutine.
Qui apriamo un’altra pagina. Il Grano Senatore Cappelli ha infatti un glutine più digeribile, che lo rende adatto al consumo da parte di persone che hanno “una sensibilità al glutine” (attenzione però: per i celiaci non va comunque bene).
Quindi, mangiare questa varietà di grano duro permette di combattere efficacemente i sintomi del colon irritabile, come gonfiori o meteorismo, proprio per la sua struttura glutinica del Grano Senatore Cappelli, che lo rende più facilmente assimilabile dal nostro organismo, riducendo quindi gli effetti “infiammatori”.
Insomma, una tipologia di frumento da considerare a prescindere che si soffra o meno di queste problematiche. Il Grano Senatore Cappelli è l’ideale per la preparazione di pasta fatta in casa, ma anche per vari tipi di prodotti panificati.
Presentare nel proprio menu piatti di pasta, o pani, o pizze e schiacciate, a base di Grano Senatore Cappelli è sicuramente un ottimo modo per attirare la curiosità dei clienti, e per servirgli dei piatti che abbinino allo stesso tempo un sapore unico e un ottimo apporto nutrizionale e in termini di salute.