Doggy Bag: una proposta di legge per renderla obbligatoria

La questione ambientale è ormai entrata, fortunatamente, nelle agende politiche quanto nel dibattito pubblico. Tra cambiamento climatico, inquinamento ambientale, lotta agli sprechi, sono i punti di più acceso confronto e argomenti affrontati dalla politica, sia comunitaria che internazionale, quanto locale.

Nell’articolo di oggi andremo a toccare uno di questi tre aspetti, quello della lotta agli sprechi, in particolare quelli alimentari. È infatti stata depositata in Parlamento una proposta di legge per rendere obbligatoria la cosiddetta doggy bag. Andiamo quindi a vedere cos’è la doggy bag, qual è la situazione mondiale e italiana riguardante gli sprechi alimentari, per poi entrare nel dettaglio della proposta di legge.

La doggy bag: dagli Stati Uniti alla Cina, contro gli sprechi alimentari

La doggy bag è, letteralmente, la “borsetta per il cane”, ossia una vaschetta per portare a casa gli avanzi di un pranzo o di una cena al ristorante, da dare al nostro amico a quattro zampe. L’origine, come spesso accade, non è certa. Molti, tuttavia, la individuano nell’idea di un ristorante newyorkese di fine anni Quaranta, il Dan Sampler’s Steak Joint, di inserire la figura di un cane su un sacchetto, accompagnata da una scritta, che, immaginando fosse l’animale a parlare, gli faceva dire: “Se hai mangiato abbastanza e sei sazio, portami quel che è avanzato”. La tendenza si è molto diffusa, tanto che oggi negli Stati Uniti non è inusuale che sia il cameriere ad anticipare la vostra mossa, chiedendovi “Shall I box it up?”, ossia “Devo metterlo nella scatola?”, riferendosi al cibo non consumato. Si tratta di una buona pratica che ha fatto breccia nella cultura americana, tanto che molti personaggi famosi, come Michelle Obama, Leonardo Di Caprio, Tom Hanks, Emma Watson, e altri, la richiedono senza farsi troppi problemi, anzi, al contrario, facendosi in questo modo ambasciatori della sostenibilità ambientale, soprattutto in un Paese come gli Stati Uniti in cui i problemi legati al consumo eccessivo di cibo sono diversi e di diversa natura.

La doggy bag non è però una prerogativa solamente statunitense, ma si è ormai diffusa in tutto il mondo, in particolare quello occidentale, ma non solo. Sebbene in Italia non sia ancora entrata a far parte delle abitudini degli italiani, in Francia e in Spagna l’uso della doggy bag è diventato obbligatorio per legge, rispettivamente nel 2021 e nel 2022. Ciò non significa ovviamente che il cliente è obbligato a richiederla, ma che ogni ristorante deve averla a disposizione (in Francia quelli con più di 180 coperti). Guardando ancora più lontano, in Cina è stato addirittura coniato un termine per indicare la richiesta della doggy bag: DABAO, traducibile con “mi faccia un pacchetto”.

Insomma, la doggy bag non riguarda più solamente il portare il cibo al proprio cane. Oggi, solo il 10% dei richiedenti possiede un cane, e solo l’1% di questi dona gli avanzi al proprio animale domestico. Si pensi che oggi esistono anche delle wine doggy bag, per portare a casa il vino non consumato durante il pasto, ma comunque pagato.

Il problema dello spreco alimentare in Italia

La doggy bag è sicuramente una buona pratica che può aiutare nella lotta agli sprechi alimentari. Potrebbe sembrare un problema di secondo piano, ma non è così. La nostra filiera alimentare ne risente molto, sia a livello dei produttori, che dei consumatori. Vediamo qualche dato. Ogni anno, attraversando la catena che va dalla produzione alla distribuzione, si perdono più di 4 milioni di tonnellate di cibo, una cifra enorme che si concretizza nella stima di più di 13 miliardi di euro. Si pensi per esempio al cibo non venduto nei supermercati, ma anche nei mercati e nelle piccole botteghe, ma anche a livello industriale. Tuttavia, questo fenomeno non finisce nel momento della vendita, ma entra nelle nostre case. Il Rapporto Waste Watcher 2024 ha evidenziato come ognuno di noi getti circa mezzo chilo di cibo a settimana, uno spreco che va a influire anche sui nostri portafogli, per una perdita intorno ai 290 euro annuali a famiglia. La cosa preoccupante è che il dato è in aumento dell’8% rispetto all’anno scorso, con maggiore incidenza nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord. Nonostante questa situazione, la doggy bag in Italia non è una pratica diffusa, anzi viene ancora vista con uno sguardo di perplessità, se non di vero e proprio stigma sociale. Un esempio sciocco: quante battute abbiamo sentito, e sentiamo, sullo “zio che al matrimonio chiede la borsa con gli avanzi per il cane, ma lui il cane non ce l’ha”? Si tratta di semplici battute, che però vanno a fotografare una realtà: gli italiani che chiedono la doggy bag sono solo il 15,5%, percentuale che diminuisce  all’11,8% se si tratta del vino. I motivi sono spesso legati a una percezione della richiesta di una doggy bag di qualcosa di cui vergognarsi (14%), o che sia di cattivo gusto (12%). Altri puntano il dito contro la scomodità, anche se non si capisce bene quale sia. Tuttavia, molti italiani intervistati per il report (circa un terzo) considera la doggy bag utile per combattere lo spreco, mentre il 28% la ritiene giusta, perché il cibo viene pagato, ed è quindi un “diritto” quello di poterselo portare a casa.

Insomma, da un lato esiste ancora una sorta di vergogna, controbilanciata dal sentirla una pratica tanto virtuosa quanto giusta se vista dalla parte del consumatore.

Intanto, aspettando un cambio di mentalità necessario affinché la doggy bag faccia breccia qui da noi, una proposta di legge sta cercando di muoversi in questa direzione.

L’obbligo della doggy bag contro gli sprechi alimentari

Rispetto alla doggy bag, la politica italiana si era già mossa qualche anno fa, con la Legge 166/16 sugli sprechi alimentari. Tuttavia, la normativa non obbligava nessuno, ma era indirizzata a promuovere l’utilizzo della doggy bag da parte degli operatori del settore alimentare. La situazione sembra stia cambiando.

In Parlamento infatti sono attualmente al vaglio due proposte di legge che vanno nella direzione di rendere obbligatorio per i ristoratori di dotarsi di contenitori adeguati (riciclabili o o riutilizzabili) per portare via il cibo non consumato dal cliente. La proposta prevede inoltre l’obbligo di affissione di un cartello per avvisare i clienti di questa possibilità, e una multa di 125 euro per chi non si adegua (una sanzione che sembra quindi più simbolica che veramente tesa al punire i trasgressori, almeno in questa prima fase).

Bisogna precisare che, secondo questa proposta di legge, i clienti non sarebbero obbligati a richiederla, né il ristoratore a imporla: il ristoratore avrebbe l’obbligo di dotarsene, e non avrebbe il diritto di rifiutarla a chi la chiede.

La proposta, chiamata Obbligatorietà Doggy Bag,è stata presentata il 10 gennaio scorso nella Sala Stampa della Camera dei Deputati da Giandiego Gatta, deputato responsabile nazionale del dipartimento Pesca e acquacoltura di Forza Italia, e dal presidente dei deputati di Forza Italia Paolo Barelli, insieme ai Circoli per l’Ambiente e della cultura rurale, guidati dal presidente Alfonso Maria Fimiani. La legge si inserisce nell’ambito dell’Agenda 2030, che prevede tra i diversi goals proprio quello della lotta agli sprechi alimentari. Un obiettivo confermato e ribadito da tutti gli interessati. Un fenomeno, quello dello spreco del cibo, che, sebbene non ce ne accorgiamo, è preoccupante, come visto prima nel Rapporto Waste Watcher. Anche la Fondazione Barilla se ne è occupata, rilevando come ogni italiano sprechi annualmente 65 chili di cibo, tra casa e cene fuori. Una quantità veramente enorme, che impatta sull’ambiente e sull’economia.

La reazione del mondo della ristorazione è stata ambivalente. Accanto ad alcuni esponenti che ne hanno ribadito l’importanza e la necessità per ridurre gli sprechi, altri sono sembrati meno entusiasti. Le perplessità riguardano essenzialmente l’aspetto economico, ossia il dover acquistare queste vaschette da asporto, oltre che l’aspetto organizzativo.

La legge è ancora al vaglio del Parlamento. Qualsiasi sia il suo iter, quel che è certo è che lo spreco alimentare è un problema che in qualche modo deve essere affrontato e risolto.

Foto di Conor Brown su Unsplash

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