Bere il caffè con un occhio all’ambiente: ecco le tazzine commestibili

Perché buttare la tazzina del caffè quando è possibile mangiarsela?

È ciò che si sta provando a introdurre nel mercato per combattere l’inquinamento da plastica – questione sempre più urgente per il nostro pianeta – attraverso iniziative originali.

Stiamo parlando dell’introduzione delle tazzine da caffè commestibili che ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente l’utilizzo delle tazzine di plastica.

La sostenibilità è una componente che viene presa sempre più a cuore dalle aziende e dalle start-up, e negli ultimi anni diverse di loro hanno scelto questa strada in relazione al consumo di caffè.

È il caso della start-up bulgara Cupffee così come della tedesca AllCup, tutte unite da un comune scopo: limitare l’uso delle classiche tazzine di plastica cercando di dare un contributo importante alla salvaguardia dell’ambiente anche attraverso un gesto elementare e diffusissimo come bere un caffè. 

Lo stretto legame tra il consumo di caffè e l’utilizzo di plastiche monouso

La decisione da parte di diversi attori sul mercato di esplorare la strada delle tazzine di caffè commestibili rientra nella più generale lotta all’inquinamento provocato dalla plastica che sta attanagliando il nostro pianeta.

Basti pensare che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (WED) che si celebra ogni 5 giugno, è stato affermato dagli organizzatori della giornata che l’essere umano produce ogni anno una quantità ingente di plastica pari a 400 milioni di tonnellate (la metà delle quali è monouso), un’infinità. A fronte di tale dispendio di plastica, però, ne viene riciclata solo il 9 per cento mentre il 12 per cento finisce negli inceneritori.

Annualmente tra le 19 e le 23 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono in mari, fiumi e laghi. Questi sono solo una minima parte dei dati relativi all’inquinamento da plastica ma bastano per rendere l’idea della situazione estremamente problematica per la tutela ambientale con conseguenze sulla fauna selvatica e sulla nostra salute. 

A questo quadro va aggiunto quanto sia diffuso oggi il consumo globale di caffè, in costante aumento da quasi 30 anni. E sono sempre di più le tazzine di plastica usa e getta che vengono usate per bere caffè: studi recenti, infatti, hanno rilevato che solo nel Regno Unito vengono utilizzate e gettate 2,5 miliardi di tazzine mentre altre ricerche hanno evidenziato che negli Usa sono addirittura 120 miliardi le tazze di caffè di carta, plastica e schiuma che annualmente sono impiegate per le bevande calde e fredde. 

La missione della start-up Cupffee

Tanto basta per far capire l’importanza di trovare metodi alternativi nel consumo di caffè, così come in altre abitudini, per cercare di imporre un freno allo smodato consumo di questi materiali. Un giovane imprenditore bulgaro, Miroslav Zapryanov, spinto dalla situazione globale, ha deciso di progettare delle tazzine di caffè che possono essere anche mangiate dopo averle usate per il loro canonico scopo.

Queste tazzine sono una sorta di cialda che ha la peculiarità di restare croccante per 40 minuti alla temperatura di 85 gradi senza perdere liquido per 12 ore. Hanno un normale gusto di cereali ma l’aspetto forse più importante è che il rivestimento non va ad incidere sul gusto del caffè

Le prime tazze di questo genere vennero ideate nel 2010 e quattro anni dopo nacque Cupffee, la start-up con l’obiettivo di rivoluzionare una delle abitudini più diffuse al mondo. Nel 2018 la start-up ha avviato la produzione di tazzine commestibili su larga scala a Plovdiv, distretto industriale bulgaro: negli ultimi anni è diventato uno dei più importanti hub di innovazione dei Balcani, con un aumento della capacità produttiva nel 2019.

I volumi di produzione e di affari crebbero al punto che Cupffee nel 2020 si è trasferita in una sede più grande, automatizzata e digitalizzata per stare maggiormente al passo coi tempi e rispondere in maniera adeguata alle richieste e alle partnership con marchi internazionali del calibro di Lavazza, H&M, Ethiad, Reiffeisen Bank, Wall Street Journal, National Geographic, Bühler e Lidl Bulgaria.

Cupffee produce due tipi di tazze: una con 110 ml di volume e un’altra di 220 ml con un peso rispettivamente di 14 e 26 grammi. Sono realizzate con materiali vegetali non ogm come crusca d’avena, farina di grano e zucchero privo di conservanti e coloranti.

La base delle tazzine è realizzata in carta al fine di poterle comodamente tenere in mano quando sono piene di liquido caldo e può essere personalizzata con loghi o frasi; le parti di carta non utilizzate rientrano nel ciclo produttivo. Ma quanto costa una di queste tazzine? La spesa è inferiore a 50 centesimi, al netto del trasporto. 

Oggi la produzione di Cupffee conta intorno alle 3 milioni di tazze al mese ma l’obiettivo fissato da Zapryanov è di arrivare a 10 milioni di unità mensili estendo il proprio business anche al mercato americano, australiano e del Medio Oriente.

Per far questo la start-up ha raccolto 1,3 milioni di euro dai fondi europei dello European Innovation Council e siglato un accordo con il fondo di investimento Eleven Ventures per ulteriori 500mila euro. La speranza è che aumentare ulteriormente la diffusione delle tazzine commestibili possa avere un reale effetto sulla quantità di plastica utilizzata e coinvolgere quei paesi dove la plastica monouso è ancora consentita.

La sfida di AllCup: raccolta fondi per nuove tazzine

Negli ultimi tempi in questo settore si è mossa un’altra start-up: la tedesca AllCup che ha avviato una raccolta fondi per finanziare il proprio lavoro e produrre le nuove tazzine commestibili. La start-up è composta da un team di tre ricercatori – Sarah Theresa Schulte, Lara Wagemann e Martin Nauen – che nel 2019 ha avviato questo progetto ed è riuscito a raccogliere finora 450 mila euro da vari investitori.

I tre hanno anche registrato un brevetto e di recente hanno assunto il loro primo dipendente di laboratorio a testimonianza della fase avanzata di ricerca. 

Ciò che vuole realizzare AllCup è un rivestimento appositamente sviluppato che trasforma la tazza di cialda in un recipiente per bere in grado di resistere all’acqua e al calore, fino a una temperatura di 90 gradi, e che può essere consumata anche in seguito. 

Il team di ricerca, per portare avanti la sua missione, si è trasferito in locali più grandi con un proprio laboratorio in Mendelstraße nella elegante città della Renania Settentrionale-Vestfalia. Grazie alla somma raggiunta la start-up potrà procedere alla prima fase della produzione nonché alla copertura dei costi e al proseguimento della ricerca sul rivestimento. 

Inizialmente è prevista una produzione di circa 25 mila tazze al mese per testare la reazione del mercato all’immissione di quantità maggiori.

Nel frattempo, uno dei tre ricercatori, Martin Nauen (dottore in oecotrofologia presso l’Università di Scienze Applicate di Münster) sta lavorando per garantire che la polvere possa essere lavorata con le attrezzature appropriate e applicata alle tazze di wafer.

Non resta che attendere quindi l’arrivo imminente di un nuovo attore sul mercato delle tazzine commestibili che renderà ancor più ricco e diffuso questo settore.

La speranza è che la crescita di questo mercato possa avere un sempre maggiore richiamo nei confronti della popolazione a perseguire comportamenti sostenibili anche mentre si beve un caffè. 

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